01-L'attività del porto di Portoferraio in un qualsiasi giorno del 1919.

Due barrocci lasciati incustoditi mentre attorno ferve il lavoro: un pontone e un veliero con le vele spiegate (per farle asciugare) ormeggiati in banchina, alcuni uomini camminano (sono cinque al centro della foto, ognuno dei quali appartenente a un ceto sociale differente).
Un sesto personaggio è fermo, appoggiato alla ringhiera.
Si sta ampliando e potenziando il Molo Mediceo.
Sulla destra da notare il Palazzo de' Merli, che verrà quasi completamente distrutto nel corso dell'ultimo conflitto mondiale dai massicci bombardamenti che la città ha dovuto subire, oggi è completamente rifatto.

02-PORTOFERRAIO-PASSEGGIO IN DARSENA

È la primavera del 1908, un pomeriggio di una bella giornata di sole.
L'occasione per uscire fuori porta.
In evidenza una coppia di belle signore con tanto di cappello in testa.
Un altro gruppetto sta per incrociarsi con due militari con mantello in ronda lungo la Darsena; sullo sfondo s'intravedono altre persone fra cui un distinto signore con bastone e cappotto, molta più gente in prossimità di Porta a Mare, sulla cui sommità verrà collocato l'orologio.
La gente di Portoferraio comincia a preferire la Darsena come luogo deputato agli incontri sociali rispetto alle piazze che si trovano all'interno della cinta muraria cinquecentesca: lo spazio pubblico non ha più ragione di essere limitato (e quindi protetto) lungo i quattro lati del perimetro.

03-ENFOLA-LA MATTANZA DEI TONNI

Tutto è pronto per iniziare la mattanza dei tonni.
I tonnarotti stanno per issare le reti in secco.
Dietro di loro c'è il maestro della tonnara, colui che darà il tempo a tutti (è riconoscibile perché indossa la giacca e porta la cravatta).
Una molla compressa sul punto di scattare.
Ci troviamo all'Enfola (Portoferraio), nel giugno 1929.
L'attività della cattura e della lavorazione dei tonni in queste zone dell'Isola (un'altra tonnara all'Elba era quella del Bagno di Marciana Marina) durerà fino al 1952, quando i "palazzi di reti costruiti in fondo al mare" per la cattura dei pesci verranno distrutti da un grosso fortunale e mai più recuperati.
Ancora oggi vengono ricordati all'Enfola i maestri Marco e Tista Ridi.
Il bilancio della stagione era di 20 tonnellate di tonni.

04-CAPOLIVERI-FESTA IN PIAZZA

C'è una ricorrenza da festeggiare.
Un avvenimento da celebrare.
Tutti si sono riversati in piazza e posano davanti all'obiettivo per la foto ricordo.
Ci sono anche persone affacciate alle finestre delle case di fronte.
Al centro si scorgono un cavallo e un calesse circondato da uomini con una fascia bianca e una croce rossa al braccio.
Bandiere garriscono al vento, in alcune delle quali si nota ancora la croce rossa.
E dunque una domenica all'insegna dell'associazionismo di volontari a scopi umanitari e sanitari quella fermata sulla pellicola a Capoliveri, e si sa quanti proseliti il volontariato contava in quel periodo, motivati dalla vicinanza delle miniere, dove gli incidenti sul lavoro erano all'ordine del giorno.
C'è un gruppo di musicanti con in bella vista gli strumenti.
Ci sono i soldati.
Ma a datare la foto è una semplice scritta sul muro della casa di destra.
Si legge "W Ciano".
Con tutta probabilità il saluto venne tracciato da un anonimo in occasione della visita dell'onorevole livornese per l'inaugurazione dei gagliardetti.
Era 1' ottobre 1922, poche settimane prima della marcia su Roma, e questa istantanea dovrebbe risalire appunto all'inverno 1922-23.

05-RIO MARINA-IL PORTO

Un paese, Rio Marina, costruito a ridosso delle miniere di ferro.
Nel 1910 - epoca a cui presumibilmente risale questa istantanea- non esisteva ancora il molo che sarà ricavato dal fronte rappresentato dagli spiazzi sotto l'orologio della Torre ortogonale che si scorge sulla destra, e dall'inglobamento del piccolo isolotto che si nota al centro della foto.
Il punto d'attracco dei bastimenti da carico per il trasporto della pirite era invece sulla sinistra.

06-MARCIANA-MADONNA DEL MONTE

La foto che riprende la rampa d'accesso al pianoro su cui si erge il Santuario della Madonna del Monte è stata scattata nel settembre 1935, ma potrebbe anche essere il 1940, oppure ieri.
Qui, davvero, il tempo si è fermato, passa e lascia immutabili le cose.
I castagni secolari sono gli stessi che assistettero, nell'estate 1814, all'incontro di Napoleone Bonaparte - che si era ritirato sulle pendici del monte Giove per ripararsi dalle calure agostane durante il suo esilio all'Elba - con la giovane amante Maria Walewska, giunta sull'isola con il figlioletto Alessandro.

07-SGHINGHETTA-GIORNO DI FESTA

È giorno di festa alla Sghinghetta nell'estate 1951.
L'occasione sembra essere una comunione o una cresima, cerimonie queste che nella tradizione elbana sono molto sentite, oppure un matrimonio, per la numerosa presenza di ragazze in abiti festivi.
Descrivono un girotondo sulla piazzola, probabilmente al ritmo della musica, e la disposizione rispetta l'ordine decrescente dell'età (si va dai 24 anni della prima agli otto anni dell'ultima che chiude il cerchio).
L'atmosfera è festosa come si conviene in occasione di grandi avvenimenti che segnano la vita delle persone.
Momenti accompagnati dall'usanza di consumare un banchetto insieme.
E dopo pranzo si dà sfogo all'allegria.

08-SGHINGHETTA-FERMATA DELL'AUTOBUS

Quattro case sullo sfondo.
Una strada dritta è la principale via d'accesso a Portoferraio.
Un pullman di linea alla fermata (con tutta probabilità si trova davanti a quello che è oggi l'ingresso alla scuola materna di San Giuseppe).
I passeggeri salgono diretti ai vari centri dell'Isola.
Contano di arrivare a destinazione prima di mezzogiorno.
Fa caldo.
Lo si capisce dal vetro sollevato dalla parte dell'autista e dai finestrini abbassati.
Un uomo in bicicletta ha iniziato la manovra per superare il mezzo pubblico.
Una carrozza invece marcia in direzione di Portoferraio.
Ecco come appariva, negli anni Quaranta, il quartiere della Sghinghetta, che oggi supera i seimila residenti.

09-LA BIODOLA-GIOCHI SULLA SPIAGGIA

Sono I partecipanti (bambine e bambini dell'Isola di età tra i 3 e i 10 anni) alla colonia estiva organizzata dalla parrocchia di San Giuseppe di Carpani e finanziata con sovvenzioni da parte del Ministero degli Interni.
Siamo nell'estate del 1948.
Ci troviamo sulla spiaggia della Biodola (Portoferraio) e i bambini sono pronti a prendere parte a un gioco da effettuarsi in riva al mare.
E quando c'è da correre, qualcuno prende il via in anticipo per godere di un vantaggio sia pur minimo sui più grandicelli.
Per fortuna c'è don Pietro Berti, fondatore e principale animatore dei campi estivi alla Biodola, che richiama tutti all'ordine.
Il sacerdote che indossa un berretto bianco alla marinara (quest'anno, nell'anniversario della morte, l'Amministrazione comunale gli ha intitolato una piazza) raggruppa tutti insieme per dare le ultime disposizioni.
Poi fischierà il via e cento gambette correranno sulla battigia.
Tra poco la spiaggia sarà riempita da un coro di urla e strepiti.

10-SAN ROCCO-BALENA SULLA SPIAGGIA

È la mattina del 22 luglio 1926.
Sulla spiaggia di San Rocco si arena una balena.
È lunga 12 metri.
Pesa 5 tonnellate.
L'arco della bocca è di tre metri e 70.
Ma ad impressionare l'immaginazione dei portoferraiesi fu la sua storia.
La raccontò Sandro Foresi ai lettori del "Popolano".
Due balenottere erano entrate in rada a notte fonda.
Una, probabilmente per i bassi fondali o per i fanghi tossici dello stabilimento, si arenò.
Gli operai dell'altoforno tentarono con tutti i mezzi e da ultimo con una gru (sulla sinistra pende una catena) di sollevare il mammifero senza successo.
Per oltre 14 ore rimase in zona il maschio che attendeva la compagna.
Finalmente un mezzo della Capitaneria di porto gli fece guadagnare il mare aperto: almeno lui si salvò.
Non è stata questa né la prima né l'ultima balena a finire i propri giorni sulle spiagge dell'Elba.
Un fatto simile avvenne nel 1858.
Nel giugno 1912, poi, sette balenottere invasero la tonnara dell'Enfola, facendo uscire i tonni.

11-PORTO AZZURRO-IL PORTO

Il paese di Longone (cambierà il nome in Porto Azzurro il 14 giugno 1947) in un'immagine di fine Ottocento, primi Novecento.
La fotografia è stata scattata da quella che oggi è la diga foranea del porto e inquadra il campanile della chiesa di San Giacomo, le case attorno e la banchina.
Un discreto numero di bastimenti alla fonda con la prua pronta a riprendere il mare.
La stampa non è tra le migliori, ma è interessante per la testimonianza che restituisce.

12-MARCIANA MARINA

Il paese sembra crescere dalla fitta vegetazione - in massima parte macchia mediterranea - che ricopre la collinetta sovrastante il Cotone, il quartiere più antico del borgo marinaro.
Siamo attorno ai primi anni del Novecento.
Il porto deve ancora essere ultimato.
Comunque si nota già, sulla piccola striscia di terra che termina con l'isolotto della Torre, la piccola costruzione che ospiterà negli anni venturi la Delegazione di spiaggia.

13-MARCIANA MARINA-IL COTONE

Il Cotone, quartiere storico di Marciana Marina, eccezionalmente senza abitanti.
È davvero una circostanza un po' strana per il rione più popolare del paese più piccolo (dal punto di vista dell'estensione territoriale) non solo dell'Elba ma anche della Provincia di Livorno.
La foto che riproduciamo risale al maggio 1925.

14-RIO MARINA-CAVO

La principale frazione rivierasca del comune di Rio Marina come si presentava nell'inverno 1950.
La giornata non è particolarmente indicata per mettere in evidenza i contrasti di luce; il cielo coperto, le nubi basse e un vento di scirocco contribuiscono a far apparire tutto grigiastro come il colore delle case più vecchie del centro abitato.
Emerge però una caratteristica che rende uguali fra loro i paesi isolani: la coltivazione a terrazza del terreno fin quasi alla riva del mare e un campo coltivato a viti sul retro di una casa.
Ancora non si è scoperta la vena del turismo.
La gente si guadagna da vivere andando in miniera (non sono molto distanti da Cavo) oppure pescando come lasciano intuire i moli che punteggiano la baia.
Il vero porto inizia con la diga foranea di destra.

15-CAMPO NELL'ELBA

Forse per suscitare nell'immaginario collettivo l'idea di un'isola verde in mezzo al mare in mancanza di colore si adotta la scelta di mettere in primo piano il pino marittimo.
Meglio ancora, come in questo caso, se ce ne sono due.
Siamo negli anni Cinquanta e come si può notare paragonando questa foto a quello che è oggi il golfo di Campo, le abitazioni sorgono soltanto su una piccola fascia di terreno a ridosso del porto, quindi i campi lavorati e nel punto in cui sale la collina una serie di terrazzamenti per le coltivazioni.
In lontananza le colline ancora ricoperte di una lussureggiante macchia mediterranea.

16-MARCIANA

Ecco il paese che contende a Rio nell'Elba la palma di essere il più antico centro insulare.
Case ammassate le une sulle altre.
Predomina il bianco della facciata della chiesa.
A far da cornice in primo piano - secondo il gusto dei fotografi degli anni '50 - un poderoso ramo di castagno.
Questo è il regno del castagno, l'albero che regala legname con cui costruire le travi delle case, le mangiatoie e i soppalchi nelle stalle degli animali, la legna da ardere e le castagne da mangiare.
Questi luoghi sono famosi per il vino e i filari di viti.

17-RIO NELL'ELBA-I CANALI

Una donna, pochi minuti prima delle campane di mezzogiorno, scende ai Canali per riempire la brocca di acqua fresca da mettere sulla tavola.
Una scena comune negli anni '50, quando l'acqua non raggiungeva le case dei rieri, i quali per rifornirsi scendevano o alla sorgente dei Canali oppure si recavano alle fontanelle pubbliche che si trovavano in ogni via del paese.
Cinque bocche che buttano in continuazione acqua che sgorga da una crepa di roccia.
Un getto potente che è stato all'origine dell'insediamento urbano da cui prende il nome di rio, ruscello.
Difatti quest'acqua s'incanala verso la valle di Riale in direzione della Marina alimentando una trentina di mulini, fatto che meritò al luogo il nome di Valle de' Mulini.
E' circostanza davvero curiosa che su un dislivello di 50 metri e in un tratto non superiore a 3 chilometri ci fosse un numero così alto di mulini per la macina di frumento.
Evidentemente significa che tale attività serviva anche a aziende del vicino comprensorio tirrenico oltre che soddisfare la domanda interna.
E quando si iniziò a impiegare l'energia elettrica, il collasso fu quasi totale.

18-RIO NELL'ELBA-LO SCIOPERO DEL 1911

Nella piazza centrale di Rio il sindacalista Pasella (sarà successivamente arrestato e tradotto a Volterra con l'imputazione di istigazione a delinquere) tiene un comizio ai minatori in sciopero.
E la più grave protesta nella storia industriale dell'Elba.
Lo sciopero ebbe inizio a Portoferraio il 29 giugno 1911 e terminerà dopo ben 135 giorni.
Il motivo scatenante, le pesantissime condizioni di lavoro.
La situazione già critica (erano morti nel 1907 tre operai per l'esplosione dei forni) degenerò di fronte alla minaccia di licenziamento della società Elba di 1.400 minatori.
La risposta fu la serrata.
Si registrarono attentati contro il direttore delle miniere e contro un impiegato della società Elba.
Un ruolo importante in questo estenuante braccio di ferro tra maestranze e società fu ricoperto dalle donne, che nella foto vediamo presenti in grande numero sulla piazza.
Alla fine l'"Elba" fece alcune concessioni (quali 25 centesimi di sussidio per gli anziani, una cassa di soccorso per i malati, assistenza alle famiglie in caso di morte) e i minatori ritornarono a scendere alla vena del ferro.

19-CAMPO NELL'ELBA-LAVORI AL PORTO

Interessava al fotografo riprendere i lavori per il prolungamento e il potenziamento della diga foranea del porto.
I pesanti cubi di calcestruzzo allineati in banchina attendono di venire rimossi per essere messi a dimora. Siamo agli inizi degli anni Trenta. La Torre cilindrica emblema del comune sorto dopo il 1878 come frazione di Marciana e divenuto poi autonomo nel 1894 appare ancora isolata dai fabbricati e sembra vigilare sull'attività del porto.
Sul suo potenziamento gli amministratori comunali hanno sempre puntato molto per lo sviluppo economico del comune.
All'epoca era fiorente la pesca; in crescita il commercio del vino e le commesse del granito estratto dalle cave di San Piero, in espansione. Senza poi parlare di collegamenti con l'isola di Pianosa, colonia penale agricola dove stabilmente risiedeva un migliaio di persone.

20-PORTOFERRAIO-IL LAZZERETTO A SAN ROCCO

L'immagine risale alla fine dell'Ottocento.
L'obiettivo è centrato sul promontorio che fino alla prima metà del secolo ospitò il Lazzeretto della città (da notare sulla destra in primo piano una capretta che si ripara dietro al muretto).
Sulla sommità della collinetta è ben visibile il forte Saint Cloud, costruito durante l'occupazione francese (1803).
All'epoca in cui è stata scattata la foto funzionava nella zona il magazzino di deposito del sale, proprio a ridosso della banchina.
Questa comunque è la zona sulla quale sorgerà l'impianto siderurgico degli altiforni (la posa della prima pietra avverrà il 13 dicembre 1900).
Qui sarà poi realizzato il famoso ponte Hennin (dal nome del primo direttore generale belga dell'impianto siderurgico isolano) per il caricamento del materiale ferroso.
Tutto questo sarà spazzato via dalla furia degli aerei tedeschi prima e alleati poi durante il secondo conflitto mondiale.

21-PORTOFERRAIO - FESTA DELL'UVA

Festa dell'uva, sfilata di carri allegorici.
La foto risale agli anni Trenta e riprende un gruppo di belle ragazze isolane fornite di cesti di vimini con bellissimi grappoli d'uva da offrire al pubblico che si assiepa lungo la Darsena.
Le cronache dicono che per l'occasione si mettevano in moto centinaia di persone provenienti dai paesi vicini pur di non mancare alla festa che chiude l'estate.
Non era esluso che proprio in quel periodo ci si fidanzasse.
Sullo sfondo le ciminiere degli stabilimenti.
Era in questa zona che venivano allestiti i carri per transitare poi sulla calata medicea.
Le ragazze esibiscono dei curiosi cappelli pon pon cercando di coniugare l'elemento marinaresco (l'andamento ondulatorio del panno che copre il carro) con il frutto della terra, la vite.
Geniale il polpo che agita fiaschi di vino.

22-PORTOFERRAIO-LO "SGARALLINO"

Navi alla fonda.
Ci sono molte imbarcazioni in porto.
Alcune appartengono alla marineria privata come quelle in primo piano; altre alla Marina Militare (motovedette della Capitaneria
di porto).
Poi barche a vela, un vascello sull'estrema destra.
Ma al centro, attraccato al molo Elba, c'è il piroscafo della Navigazione Toscana "Andrea Sgarallino".
L'orologio di Porta a mare segna le 16,20.
Ancora non è scoccata l'ora della seconda guerra mondiale.
Accadrà proprio durante questo conflitto che il sommergibile inglese "Aproar" affondi con un siluro, a poche miglia da Portoferraio - alle 9,30 circa del 22 settembre 1943 - lo Sgarallino, battente bandiera tedesca.
La nave, costruita nel 1930, era stata requisita dal comando germanico dopo 1'8 settembre.
Nella sciagura (è la più grande disgrazia del Mediterraneo in cui vennero coinvolti civili) periranno circa 300 passeggeri.
Da notare anche gli esercizi pubblici che insistono sulla Calata.
Di tutti è rimasta la pasticceria (riconoscibile dalle tende da sole) che oggi si chiama Bar Roma.
Gli altri (un barbiere, un garage con due mezzi fermi, una profumeria, un dentista) hanno cambiato insegne.

23-CAPOLIVERI

La strada è in salita.
Non c'è neppure un albero (oggi la zona è ricoperta da una bellissima pineta) sotto cui fermarsi per riprendere fiato e ripararsi dal sole.
Un prete solo in mezzo alla via ancora sterrata (nel 1948 erano davvero poche le macchine all'Elba) intende raggiungere a piedi Capoliveri, la parrocchia cui è destinato.
Il sacerdote ha ancora molto tragitto davanti prima di arrivare all'abitato sopra alla collina.

24-PORTO AZZURRO

Un bellissimo quadretto in un'oasi di pace.
A stento, a giudicare dalla foto, si crederebbe che siamo nel 1941 e il paese è in guerra.
Portolongone (solo a conflitto finito cambierà nome in Porto Azzurro) appare lontano anni luce dalle zone dei fronti militari in Europa e Africa.
I pini in primo piano quasi a proteggere la baia naturale in cui sorge il paese rivierasco e a far da cornice.
Le agavi in basso a contrappuntarne e sottolinearne i colori.
Un paese di pescatori che si specchia sul mare piatto come l'olio.
Le barche lasciate in parte in secco, in parte ormeggiate a piccole boe.
In alto il forte San Giacomo che ospita l'istituto penitenziario.
Non c'è neppure la sede del Municipio che verrà costruita a ridosso del porto, a fianco del villino al centro della foto, a guerra finita.